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Poco meno di un anno fa, sono in viaggio con la Ina e un gruppo di amici per andare a vedere il GP del Mugello. Nei pressi di Subbiano, vicino Arezzo, sento il retrotreno dell’Inazuma che ondeggia pericolosamente e mi fermo subito per un controllo. Fortuna vuole che ciò accada in un tratto rettilineo del percorso. Perché una volta controllato, vien fuori che una chiave, piegata in due chissà come, mi è entrata nel pneumatico posteriore aprendo uno squarcio irreparabile di almeno due centimetri.

Essendo sabato, quel sabato che a Valentino costa tibia e perone, trovare un gommista aperto a distanza gestibile è impossibile. Sono fermo sul bordo di una rotatoria mentre attendo che i miei compagni tornino dall’aver perlustrato le vicinanze a caccia di gommisti o garage, e medito se chiamare un carro attrezzi. La condizione, che fino a dieci minuti prima mi vedeva scorrazzare felice in un pomeriggio glorioso di sole, è frustrante. Perché, tra l’altro, davanti a me continuano a sfrecciare moto di ogni foggia e misura alla volta delle vicine colline guidate dai miei simili con sorrisi a 32 denti.

Prima di chiamare il “becchino”, però, faccio il tentativo di chiedere a un motociclista di passaggio, la cui T-shirt a maniche corte e l'assenza di bagaglio indicano che deve essere di quelle parti, se conosce gommisti aperti o se sa indicarmi un ricovero per l’Inazuma con le scarpe rotte.

Alessio non se lo fa ripetere due volte e schizza via sul suo Kawa 750 nero a vedere se quelli lì intorno che conosce sono per caso aperti. E dopo pochi minuti è di ritorno. Il gommista e i suoi sono andati al Mugello: ha parlato con la moglie e lunedì mattina prima cosa mi sistemano la moto. Per il week end, la moto me la tiene lui nel garage sotto casa… Niente di più facile. E si scusa se non può fare di più. Non è che succeda tutti i giorni eh?

Detto fatto, scarico la borsa serbatoio, che finisce nelle valige del BMW di uno dei miei compagni di viaggio, percorro con la ruota a terra quei 400 metri che mi separano da casa di Alessio e ci lascio la moto… In un garage per pulizia, ordine e attrezzature, sembra una sala parto o la boutique di qualche guru del customizing.

Riparto da passeggero, mi godo la cena in collina, e il giorno dopo mi vedo un GP che senza Valentino merita solo per la Motodue.  Al rientro (dopo l'acquazzone che ci scappa sempre) mi faccio lasciare Subbiano: Alessio mi ha prenotato una bella stanza in un grazioso alberghetto del posto (La corte dell'Oca). Per offrirgli una birra devo insistere, perché lui è troppo gentile per considerare il suo darsi da fare meritevole di ringraziamenti. Ma la sorpresa è che, appena pochi isolati dalla statale, scorre l’Arno (quella sera non sapevo che fiume fosse) in un’atmosfera che al tramonto della tarda primavera, commuove. E commuove la cena, a base di fiorentina e morellino, che mi manda a nanna felice e sereno come un pupo.

La mattina dopo, di buon’ora, il gommista mi aspetta (il premuroso Alessio l’ha avvertito e gli ha lasciato le chiavi del garage). Il tempo di accertarsi di non riuscire a darmi la gomma che mi occorre in meno di un ora, mi monta un pneumatico di fortuna, che altri mille e passa chilometri potrebbe farli senza problemi, e con una spesa di 30 euro, rimonto su Ina rediviva e sono a Roma in un lampo.

Grazie Alessio della tua squisita gentilezza e grazie alla Corte dell’Oca per la bella cena e l’ospitalità a prezzi modici.

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