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L’idea di Headbanger è semplice. Assemblare in Italia custom realizzate con il meglio della componentistica  disponibile accontentando una raffinata clientela con buone capacità di spesa (e scarsa propensione alla piega): ampissima possibilità di personalizzazione e consegna, chiavi in mano, della special desiderata. Questo significa: motorizzazioni a scelta, rigorosamente V45° USA ma non Harley, e cilindrate siderali (per i nostri standards); prodotti omologati euro tre; niente sbattimenti alla ricerca dei pezzi e delle officine per realizzarli e montarli, o per la messa punto; telai softail che proteggono le preziose terga dei proprietari da eccessivi sbalzi; massicce dosi di good vibrations e calore tra le chiappe; successo assicurato ai semafori e ai bar di moda. E’ custom culture o è business? C’è un po’ di tutto e due. Ma a mio avviso, lo devo dire, prevale il secondo aspetto… Insomma roba più da dirigenti over forty che da gioventù bruciata...  Va detto però che gli uomini dello staff HB all’EICMA, come ai Motodays, si sono dimostrati gentili e disponibili e le ragazze immagine mediamente bone (anche le coreografie e il contesto erano molto carini in entrambi i casi).  Insomma, senza dubbio un buon inizio. E poi, se la formula trasforma i vecchi borghesi in giovani motociclisti... Il risultato non ha prezzo.

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